lunedì 25 marzo 2013

Glossybox Green di marzo

Se seguite le vicissitudini delle varie box lo sapete già... La Green di questo mese è una delusione! A parte i clamorosi ritardi che hanno subito tutte le abbonate Glossybox, la Green non si è neanche fatta perdonare con un contenuto succulento.

Ecco quindi il contenuto.
- Un olietto antiage, in full size, l'unica cosa veramente meritevole della box. Anche se è il secondo prodotto antiage che mi trovo in due box, ma ci passiamo sopra. Inoltre questo marchio offre un buono sconto molto interessante per gli acquisti sul loro sito. Mi sembra l'unica azienda ad aver preso sul serio questa box!
- Un balsamo/lucida labbra, l'ho già provato e non è male ma non mi piace l'odore. Anche questo in full size.
- Una gelatina da doccia Lush, in formato diciamo travel? Insomma, non grande ma nemmeno un campioncino. L'ho già detto sulla mia pagina facebook e qui lo ribadisco. È uno dei prodotti peggio riusciti della Lush a mio avviso, e tra l'altro trito e ritrito. Ma un marchio già affermato come questo non dovrebbe mettere in una box una novità o un prodotto cmq più particolare? Non mi stupirei di ritrovare questa gelatina tra i prodotti bye bye tra poco... C'è odore di "svuota magazzino" anche per voi?
- Un simple kit di Pura Vida. Marca interessante che non ho ancora mai provato, ma con questo mix di campioncini non è che ci capirò un granché. Se fosse stato inserito in una box differente sarebbe stata anche una bella idea.
- Un campioncino veramente ridicolo di sapone intimo. Basterà si e no per due lavaggi. Ma che senso ha? Inoltre abbiamo di nuovo l'Argital, già proposta nella prima box.
- Un guantino di loofa. Non l'ho ancora provato ma al tocco mi sembra veramente di bassa qualità. Vi ricordate il morbidissimo pennello EcoTools? Ecco, non c'entra niente!

Insomma, non so se dare la colpa a questa "riorganizzazione interna" che ha causato i ritardi, per cui non si sono ben organizzati e hanno assemblato una box in fretta e furia. E sperare quindi che alla prossima vada meglio. Ma sta di fatto che non sono affatto convinta di proseguire l'abbonamento, 25€ non sono pochi e se le box saranno come queste non ne varrà proprio la pena.

Voi avete ricevuto la vostra box? Cosa ne pensate?
So che la box "classica" ha soddisfatto abbastanza le abbonate, almeno la loro attesa e' stata ripagata!


lunedì 18 marzo 2013

Greenwashing... che diavolo è?

In realtà è un nome un po' astruso per qualcosa di molto semplice. Vediamo che ci dice Wikipedia:
"Greenwashing è un neologismo indicante l'ingiustificata appropriazione di virtù ambientaliste da parte di aziende, industrie, entità politiche o organizzazioni finalizzata alla creazione di un'immagine positiva di proprie attività (o prodotti) o di un'immagine mistificatoria per distogliere l'attenzione da proprie responsabilità nei confronti di impatti ambientali negativi.
Il termine è una sincrasi delle parole inglesi green (verde, colore dell'ambientalismo) e washing (lavare) e potrebbe essere tradotto con "lavare col verde" o, più ironicamente, con "il verde lava più bianco"." 


Molto bene, ciò significa che un'azienda, secondo me, sta facendo greenwashing quando:
- chiama i suoi prodotti (o l'azienda stessa) con nomi che riconducono alle parole "naturale/bio/verde/ecologico/etc." senza di fatto esserlo veramente;
- crea una linea ad hoc, magari ultra bio e certificata, da affiancare ad altre che includono materie prime altamente inquinanti e non benefiche per la pelle;
- studia un packaging dai colori tenui e delicati, con scritte verdi piene di fiorellini, con materiali che rimandano alla naturalità come carta e bamboo... e poi schiaffa dentro a questa bucolica boccetta il peggio concetrato della chimica.

Forse la mia visione di greenwashing si discosta leggermente dalla definizione di Wiki, ma tant'è che a me tutto fa venire in mente una sola parola: truffa.

Perchè se io ti faccio credere di essere quello che non sono, facendotelo magari pagare pure a caro prezzo, e poi in realtà non mantengo le promesse, ti sto truffando. Giusto? Ecco appunto.

E' per questo che per me è fondamentale avere sempre più attenzione alla letture dall'inci, ma non solo. Comincia a diventare sempre più importate anche la "reputazione" di quel marchio (internet in questo è fondamentale), presto attezione se insieme ad un buon inci quell'azienda ha a cuore l'impatto ambientale, se mi offre packaging essenziali e/o riciclati e riciclabili, se ha già una storia consolidata di cosmesi ecobio alle spalle e a parità di qualità del prodotto, prediligo un'azienda italiana (che produce in Italia), meglio ancora se piccola o medio piccola (tipo la Fitocose) oppure che produce nel mio territorio (per me è così con l'Athena's).

Per carità, non è sempre possibile fare questo genere di scelte e a volte per convenienza puramente economica si cade su marchi non propriamente storici dell'ecobio o attenti al 100% all'ecologia. Ma diciamo che anche solo pensarci, prestare attenzione, leggere tutta l'etichetta e farsi qualche domanda per me può fare una grande differenza.
Meglio, a mio avviso, fare qualche scelta sbagliata consapevoli che non si è scelto per il meglio perchè non si poteva (o non si voleva, non sono qui a dire che bisogna rinunciare per sempre al nostro rossetto preferito di Mac), ma comunque avere ben chiaro come dovrebbe essere il "prodotto ottimale". E cercarlo.


Il consumatore ha l'arma più potente di tutte. Smettere di acquistare i prodotti. E farlo consapevolemente perchè quell'azienda non rispetta alcuni parametri per noi importati può fare veramente differenza sul mercato. A patto di non farsi infinocchiare da slogan ammalianti e un coniglietto piazzato strategicamente.
Io ci provo, nel mio piccolo, sbagliando a volte, ma cercando di migliorarmi. Sperando di poter contribuire a cambiare direzione.

Un abbraccio
Briseide